La rinascita fra luci e ombre

Gli artigiani dell’Emilia Romagna alluvionata hanno ripreso l’attività tra difficoltà oggettive e pastoie burocratiche, sostenuti dalla solidarietà e dall’affetto di amici, colleghi e aziende. Ecco le voci di quattro di loro

Romagna mia, ciambella romagnola con spalmabile alla nocciola di Luca Rubicondo.

 

Determinazione, fiducia in sé e nel domani, riconoscenza nei confronti dei tanti e generosi aiuti materiali e dei segni di vicinanza di amici, colleghi, associazioni e aziende. A fronte di ciò, lo Stato finora non si è fatto sentire ed è per tutti un silenzio assordante. Questo in sintesi il quadro che emerge a 6 mesi di distanza da quelle terribili notti dal 15 al 17 maggio (leggi, Un pugno di fango), che hanno causato tra Emilia e Romagna l’esondazione di 21 fiumi e gli allagamenti diffusi in 17 comuni (leggi Tin bota). Abbiamo nuovamente sentito alcuni degli artigiani colpiti, tra Faenza, Solarolo e Cesena (leggi A tre settimane si intravede la luce), che raccontano di un’alternanza di sconforto e di speranza, di pessimismo ed entusiasmo per ciò che era fattibile e sulle capacità reali di intervento. Il tutto contraddistinto da un amore incondizionato per la propria terra, i luoghi che la identificavano e il desiderio di riportare all’antico splendore paesaggi e ambienti. Sono questi i sentimenti che gli intervistati hanno voluto esprimere in questo lungo percorso in cui li abbiamo seguiti. Un dato su tutti emerge: la percezione della mancanza di un piano di aiuti e di un coordinamento da parte dello Stato con tutto ciò che ne consegue. Ci sono paesi – raccontano – ancora indietro nella sistemazione e nelle riaperture; nelle città la situazione è migliore, ma spesso a due velocità, come a Faenza, in cui una parte è ripartita e l’altra è ancora in difficoltà. Il tema della cura del territorio, dei campi e degli argini dei fiumi è uno dei problemi che solo in parte si stanno affrontando e la messa in sicurezza dei territori è la preoccupazione che assilla tutti prima dell’arrivo dell’inverno e di altre piogge. Per non rivivere più quanto già successo due volte e da cui, sono certi, non riuscirebbero più a rialzarsi.

 

RIPARTENZA CON BRIO, SENZA DIMENTICARE

Lo ha annunciato in maniera giocosa: “A 4 mesi di distanza abbiamo aperto e lo abbiamo fatto dedicandolo a tutti i clienti che hanno tifato e sofferto per noi, e a tutti i bambini che vengono a visitarci per trovare un mondo dolce a loro misura, che si riassume nel nostro slogan Gusta, gioca, impara! A parlare è Carola Stacchezzini, combattiva cioccolatiera di Cioccolato al 33, posto al 33 di corso Giuseppe Mazzini a Faenza, che, dopo aver subito i rovesci dell’alluvione, è riuscita con sacrifici e determinazione a rilanciarsi e a riaprire in tempi brevissimi, puntando sul laboratorio che si è salvato e su un nuovo bel punto vendita, costruito con propri investimenti, donazioni e aiuti di associazioni, colleghi e privati.

“Nell’attuale locale – spiega – convivono elementi nuovi e alcune parti del precedente, che si sono salvate e sono state adattate, come il banco e il tavolo in legno massello”. Un segnale importante in una città che, in parte, è ancora tagliata a metà: il suo esempio fa bene a tutti i cittadini ed è apprezzato dalle autorità, che vedono in Carola un modello da seguire da parte degli altri esercizi commerciali colpiti, e dai clienti, che trovano un luogo accogliente e colorato, in cui incontrare qualità, profondità di gamma ed efficacia del racconto e del servizio, punto di riferimento per l’educazione al gusto di grandi e bambini.

 

Carola Stacchezzini di Cioccolato al 33 a Faenza. A lato, un’immagine dell’interno del suo nuovo locale.

 

 

FRA SOLLIEVO, SPERANZA E NUOVI OBIETTIVI

“Ora sto meglio, stare bene è un’altra cosa. Sono riuscito riaprire, mettendo da parte la disperazione, ma pensando con preoccupazione alle 50 persone che lavorano con me e che volevo a tutti i costi salvaguardare, anche perché qui a Faenza il 60% delle imprese non ha più riaperto”. Sono le parole di Sebastiano Caridi, titolare dell’omonima realtà con due punti vendita a Faenza e Bologna. “Siamo rinati con l’aiuto di amici e aziende, e lavoriamo con grande orgoglio nella speranza di porre rimedio ai danni e di riprendere il cammino. Finora abbiamo speso oltre 600mila euro per ripartire. Oltre al disastro dell’alluvione, abbiamo infatti subìto anche i danni della tromba d’aria successiva, che ha distrutto il furgone refrigerato appena acquistato, costringendoci a noleggiarne un altro. E poi, per dare un segnale tangibile alla clientela e a noi stessi, abbiamo attuato grandi cambiamenti come il nuovo packaging, il rinnovo di gran parte della produzione, per venire incontro agli intolleranti al lattosio, e l’introduzione di dolci senza farina, come richiesto da un’ampia parte della clientela. Ci siamo poi concentrati sulla pasticceria salata, su cui abbiamo investito molto, dalla brioche alle mignon e alle girelle, che ci sta dando grande soddisfazione”. Caridi non si perde d’animo di fronte alle difficoltà e rilancia con annuncio: “Penso a una nuova apertura in un luogo prestigioso, che potrebbe essere il nostro flagship store. Sono consapevole che in questo momento può essere un’affermazione da pazzi, ma penso sia l’unico modo per investire su di noi e sulle nostre capacità, per andare avanti e darci obiettivi e opportunità per il futuro”.

 

Sebastiano Caridi, titolare di Pasticceria Sebastiano Caridi a Faenza e Bologna.

 

“Abbiamo riaperto con l’aiuto di tutti, ma lo Stato non c’è”

 

LA FORZA E LA DEBOLEZZA DELLA NATURA LASCIATA A SE STESSA

“Sono stati mesi di lavoro febbrile quelli che abbiamo passato a cercare di recuperare il frutteto e tutto il nuovo che stavamo per aprire e fare visitare. Abbiamo chiamato un agronomo per recuperare il salvabile, capire quanto la terra ricoperta e seccata dall’argilla potesse ancora dare frutto. Abbiamo perso almeno metà della produzione, tra cui molti noccioli e le vigne, stimando finora circa 120mila euro di danni”. È questa la lucida testimonianza di Roberto Leoni, titolare delle tre Gelaterie Leoni a Cesena: “I negozi si sono salvati, non così l’agrigelateria, l’orto e il frutteto. Abbiamo potuto contare sugli aiuti delle associazioni e dei privati. Solo da qualche settimana sono stati messi a disposizione i bandi per richiedere gli aiuti, dopo aver documentato tutto con enorme fatica per la difficoltà di rintracciare i periti per la valutazione dei danni, tenendo conto che tante cose non sono contemplate dai rimborsi. Sarà un iter lunghissimo: le richieste sono da consegnare a fine anno, poi sono necessari un certo numero di mesi per esaminare le pratiche e dopo si vedrà”. E prosegue: “A Cesena molti negozi sono stati solo lambiti dall’alluvione, mentre in altre parti la città pare ancora sotto assedio. Il potere di acquisto delle famiglie è diminuito ed è indirizzato verso i beni necessari: i nostri non lo sono. Occorre sostenere il territorio, molte opere sono state fatte, altre non spettano ai privati, deve intervenire lo Stato con i tanti soldi stanziati che non si capisce dove siano andati. Senza parlare dei conflitti di interesse fra poteri, per quanti dovevano vigilare e tutelare e non lo hanno fatto, e del mancato coordinamento fra regione e Stato, che non si attiva. Ma abbiamo le spalle larghe, la volontà di riprenderci e di sperare nella ripartenza!”.

 

Roberto Leoni, titolare di Leoni Gelaterie a Cesena.

 

RISOLUTIVI L’IMPEGNO, IL SOSTEGNO E LA VICINANZA

“Adesso va meglio, abbiamo finito i lavori, ma fino a poco tempo fa per continuare a produrre avevamo dovuto spostare il laboratorio in un altro locale; abbiamo recuperato qualche macchinario, sostituito la planetaria e ‘archiviato’ la macchina per il gelato inutilizzabile, e quindi non ho più fatto il gelato…”. A sintetizzare la sua situazione è Luca Rubicondo, pasticciere di Rubicondo Pasticceri a Solarolo, che, dopo un rapido conteggio dei danni, spiega che aiuti anche generosi sono arrivati dalle associazioni e dalle imprese, da alcune aziende del territorio, così come dalle donazioni. “Dai colleghi, oltre agli aiuti tangibili, sono giunti bellissimi segni di vicinanza. Cito due esempi per tutti: Gino Fabbri, da cui ho imparato molto e presso cui ho fatto lo stage, che è venuto a rendersi conto dei danni e a portarci due vassoi di calzoni per sollevarci un po’ il morale. E quello di Silvia Boldetti, personalmente e attraverso una grande azienda di cioccolato. I danni sono stati molti, tra mancato incasso, arredi e macchinari da buttare potremmo quantificare su almeno sui 200mila euro. Intanto abbiamo riparato il possibile e ricostruito il laboratorio, che adesso è più bello di prima! Per ora abbiamo ripreso così, per il resto temporeggiamo, affrontando con fiducia il Natale, anche grazie alla visibilità che mi ha dato la vittoria alla Pastry Bit Competition, diventando Dallagiovanna Pasty Ambassador 2024. Questo risultato ci aiuterà nella diffusione dei nostri panettoni e delle proposte per la regalistica aziendale. E ci ha aiutato molto la vicinanza e la collaborazione dei clienti, che ci chiedevano come aiutarci: ‘Venite a fare colazione da noi tutti i giorni’ è stata la nostra risposta. Non si può pensare di ritornare all’anno scorso, anche perché molte persone, il 70% circa, sono state danneggiate e hanno perso in potere d’acquisto. Venire al bar è quindi importante per ricucire quei rapporti di amicizia e vicinanza che ci fanno sentire comunità. Si acquistano torte più piccole, meno paste, ma c’è il piacere di rivedersi. È questa l’eredità che dobbiamo tenerci stretta!”.

Emanuela Balestrino

Luca Rubicondo di Rubicondo Pasticceri a Solarolo, Ra, e gli interni del suo locale.

 

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