Caro bollette. Uno scenario da allarme rosso per tutto il terziario

Aumentano le proteste e le iniziative.

 

In bolletta, l’importo da pagare per la fornitura di energia elettrica da uno dei nostri abbonati.

 

Il prezzo del gas sfonda un nuovo tetto e raggiunge un nuovo record: tocca il picco di 324 euro megawattora e poi chiude a 321 euro, un livello da allarme rosso, visto che il rischio è che il 10% delle imprese esca dal mercato, ovvero circa 90mila imprese per un totale di 250mila posti di lavoro, come denunciato da Confesercenti.
Nonostante un’estate libera da imposizioni, il turismo in ottima ripresa e il buon cibo sempre fra i piaceri trainanti della quotidianità dei più, il settore terziario, così come tutta la collettività, sta facendo letteralmente i conti con l’incredibile caro bollette. Su tutti i mezzi di comunicazione si moltiplicano le testimonianze di chi è costretto a pagare bollette della luce e del gas aumentate a dismisura. E anche noi in redazione raccogliamo sfoghi di artigiani increduli e seriamente preoccupati. Uno scenario da brivido per tutto il terziario, già duramente colpito dalla pandemia e mal risarcito.

 

I dati e le idee per affrontare il futuro

Secondo uno studio di Confcommercio, in collaborazione con Nomisma, per un ristorante medio la spesa per le bollette di energia elettrica e gas è aumentata, in un anno, di 14.000 euro, mentre per i bar la “bolletta annuale” dell’energia elettrica è cresciuta in media di 4.000 euro.
Se le cause di tali aumenti sono noti, tra incrementi dei prezzi delle materie prime e guerra in Ucraina, gestori e imprenditori si interrogano su come contenere la batosta, anche per evitare il più possibile la chiusura di centinaia di aziende della ristorazione, bar e alberghi, così come l’aumento dei prezzi, considerando che anche i consumatori sono oppressi dai medesimi rincari.
Per far fronte agli aumenti, il governo Draghi ha stanziato 14 milioni di euro con il Decreto Aiuti, dedicando un capitolo al Decreto Bollette. Ma, alla luce dei rincari sempre più ingestibili, questo non basta.
Fra le richieste urgenti, da più fronti, è la garanzia di un credito d’imposta sugli aumenti energetici (fruibile non solo, come ora, dalle aziende energivore e gasivore), il destinare all’abbattimento degli oneri generali di sistema il gettito derivante dalle aste per l’assegnazione delle quote di emissione di CO2 e portando a definizione in sede europea la fissazione di un tetto al prezzo del gas ed alla revisione delle regole e dei meccanismi di formazione dei prezzi dell’elettricità.
E intanto parte da Firenze l’iniziativa di Fipe-Confcommercio che invita tutti i commercianti a “denunciare pubblicamente” tale rincaro: un’operazione di trasparenza che punta ad estendere a livello nazionale per mostrare ai cittadini e agli avventori di bar e ristoranti in quale situazione drammatica le imprese sono costrette ad operare. Con “Bollette in Vetrina” i gestori dei pubblici esercizi associati ricevono una cornice da appendere nei propri locali, per mettere in bella vista le ultime bollette del gas e dell’energia elettrica.
“Questa iniziativa – spiega Aldo Cursano, vicepresidente di Fipe-Confcommercio – ha l’obiettivo di rendere trasparente cosa sta succedendo oggi, anche nel tentativo di spiegare ai clienti perché stanno pagando il caffè un po’ di più con il rischio nei prossimi mesi di ulteriori aumenti. Con aumenti dei costi dell’energia del 300% si lavora una pistola puntata alla tempia. Se il Governo non interviene o si agisce sui listini o si sospende l’attività. Contiamo sulla sensibilità dei cittadini e dei clienti perché fare lo scaricabarile dei costi è proprio quello che non vorremmo fare”.
Per questo Fipe Confcommercio ha chiesto al governo di potenziare il credito di imposta anche per le imprese non energivore e non gasivore: “Un credito di imposta del 15% per l’energia elettrica non è adeguato agli extra costi che le imprese stanno sostenendo ora. Occorre però fare presto, altrimenti si rischia di innescare una spirale inflazionistica destinata a gelare i consumi”.

 

L’azione di Conpait

“Andare al voto è un diritto e un dovere di tutti noi ma servono certezze. Mentre i partiti e le coalizioni mettono a punto candidature e programmi in vista del 25 settembre a noi artigiani serve creare un ambiente favorevole alla realtà produttiva rappresentata da 4,4 milioni di artigiani e di micro e piccole imprese con più di 10,8 milioni di addetti”. Ad affermarlo è il presidente nazionale Conpait, Angelo Musolino. La Confederazione dei pasticceri italiani propone le sue idee all’intera classe politica, senza distinzioni: “Occorre innanzitutto una buona burocrazia, una Pubblica amministrazione efficiente, capace di stare al passo con gli imprenditori – chiarisce Musolino -. Questo vale anche per l’attuazione del Pnrr, che deve procedere spedito con la piena inclusione delle piccole e medie imprese, favorendo, da parte di Stato, Regioni e Enti Locali, progetti e bandi di facile accessibilità. Altrettanto inclusive e accessibili per le Pmi devono essere le transizioni, con incentivi semplici e stabili tali da favorire innovazione tecnologica, digitalizzazione e internazionalizzazione”.
E sul caro bollette conclude: “Serve liberare gli imprenditori dal fardello di oneri che li stanno schiacciando: diventa fondamentale ridurre i costi di elettricità e gas, aumentati fino al 500% nell’ultimo anno, fissando un tetto europeo al prezzo del gas, attuando una riforma strutturale della bolletta che escluda gli oneri di sistema impropri pagati dai piccoli imprenditori e sostenendo gli investimenti in energie rinnovabili, in particolare per creare Comunità Energetiche e per l’autoproduzione”.

 

 

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